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Il luogo principale del culto al patrono di Napoli è la fastosa Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo napoletano, voluta dalla Deputazione di San Gennaro dopo l’intervento miracoloso del santo che nel 1527 per frenare una temibile epidemia di peste. Passata l’emergenza, i lavori, iniziati intorno al 1600, procedono spediti con il concorso di tutta la città e la cappella è aperta ai fedeli (1646). La cappella, per le opere che custodisce, è uno tra gli esempi più importanti dell’arte barocca a Napoli. Tra due statue monumentali di San Pietro e San Paolo di Giuliano Finelli è il cancello in ottone progettato da Cosimo Fanzago e portato a termine nel 1665. L’interno è rischiarato dal brillio delle decorazioni in argento e dai colori degli affreschi e dei dipinti su rame degli altari laterali, inseriti in cornici in bronzo dorato e lapislazzuli, che raccontano storie della vita e dei miracoli del Santo, opere di Domenichino e di Jusepe de Ribera (San Gennaro esce illeso dalla fornace); la decorazione della cupola di Giovanni Lanfranco (Il paradiso); l’argento dei busti dei compatroni, di turiboli, candelabri, candelieri, puttini e del paliotto dell’altare maggiore di Giovan Domenico Vinaccia, che raffigura La traslazione delle reliquie da Montevergine a Napoli. Alle spalle dell’altare, sono custodite le reliquie del santo.La cappella è lo scenario indescrivibile della devozione a San Gennaro, che raggiunge il culmine nei giorni dello scioglimento del sangue, in Duomo il 19 settembre e nella chiesa di Santa Chiara il sabato precedente la prima domenica di maggio. E la rapidità in cui avviene il prodigio è considerato dai napoletani un buon auspicio per il futuro.