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Accanto all’antro della Sibilla una seconda galleria, la Crypta romana, attraversa il banco di tufo su cui sorge l’acropoli di Cuma. La galleria (lunga 300 metri) non segue un percorso rettilineo ma aggira strutture preesistenti e tagliando la collina collega il foro della città antica con il mare. È una delle opere strategiche volute da Ottaviano, futuro imperatore Augusto, realizzate intorno al 37 a.C. durante la guerra civile seguita alla morte di Cesare: un sistema viario che interessa tutti i Campi Flegrei, organizzato con gallerie ideate dall’architetto Lucio Cocceio Aucto che conducono dal lago d’Averno a Cuma fino a Napoli e Pozzuoli (oltre la Crypta romana, sue opere sono il camminamento sotterraneo tra l’Averno e il Lucrino e la Crypta neapolitana che unisce Napoli a Pozzuoli). Terminata la guerra civile, la Crypta diventa la comunicazione veloce tra l’area portuale e il cuore della città e viene ornata da un ingresso monumentale (I secolo d.C.) decorato da quattro grandi nicchie con statue, andate disperse. Con il cristianesimo una zona della galleria è destinata a luogo di sepoltura e l’area centrale è occupata da una piccola basilica rupestre di cui, dopo il crollo di parte della volta di copertura, restano ora solo alcune tracce (la scaletta ricavata sulla parete meridionale e i graffiti di alcuni simboli cristiani).