Il sito NapoliForMe utilizza solo cookies tecnici che consentono il corretto funzionamento della navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie utilizzati da questo sito consulta la
cookie policy.
Selezionando “Accetta” o proseguendo la navigazione accedendo a un qualunque elemento del sito, acconsenti all’uso dei cookie.
Ricerca non valida: non è stata inserita una chiave di ricerca
In origine parte di Procida, Vivara (dal latino vivarium, vivaio) è collegata all’isola madre da un ponte pedonale, lungo circa 360 metri. I reperti di origine micenea scoperti sull’isola confermano come Procida fosse già frequentata dal XVI-XIII secolo a.C., in epoca romana diventa vivaio per la coltura di molluschi (da qui il suo nome latino) e riserva di caccia. Intatto e disabitato, l’isolotto ha forma di mezzaluna, la metà emersa di uno dei crateri di Procida, un’estensione di 32 ettari ed è un paradiso naturale, rifugio di piccoli animali – tipico è il coniglio selvatico, introdotto dai sovrani Borbone tra Sette e Ottocento per la caccia – e numerose specie di uccelli. Varietà di piante mediterranee, alberi, arbusti e fiori colorano il paesaggio nel succedersi delle stagioni e i suoi fondali spettacolari, ricchi di piante marine, sono richiamo irresistibile per chi ama osservare gli scenari marini e le immersioni subacquee. Vivara è Oasi Naturalistica Protetta dal 1974, Riserva Naturale Statale dal 2002 e l’area costiera fa parte dell’Oasi marina protetta Regno di Nettuno dal 2007.Superato il ponte di collegamento e la rampa di gradini, realizzata negli anni ’30 del Novecento, alcuni sentieri consentono di esplorare l’isola e i suoi edifici: la Casa del Caporale (XVIII secolo), destinata alla guardia del corpo del re; il Cantinone utilizzato come magazzino nel Seicento; la Vaccheria; una torre di avvistamento (soprannominata “Pulpito”); la Casa padronale (1681), casino di caccia riutilizzato come azienda agricola; la Casa colonica; il Fortino napoleonico (fine XVIII-inizi XIX secolo). Dal punto più alto (circa 109 metri sul livello del mare) chiamato Tavola del Re – è la sosta abituale a Vivara del re Ferdinando di Borbone per gustare le ostriche – la visuale spazia sull’intero golfo di Napoli.