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Dell’antico molo di Puteoli, una delle realizzazioni architettoniche più complesse dell’antichità che si sviluppa in una serie ininterrotta di banchine e depositi commerciali lungo la costa (la ripa Puteolana), restano pochi indizi e gran parte delle strutture – ancora visibili all’inizio dell’Ottocento – nel tempo sono coperte dalla costruzione del molo moderno, mentre i bacini del porto sono sommersi già in antico per l’abbassamento del suolo dovuto al bradisismo. Esempio grandioso di ingegneria portuale, rientra nel tipo a pilastri e archi, con dimensioni imponenti (372 metri di lunghezza, oltre 15 di larghezza retti da 15 pilastri rettangolari impiantati nel fondo del mare e uniti da archi di 10 metri circa). Il molo, celebrato da poeti e scrittori antichi, è riparato dall’imperatore Adriano dopo una tempesta violenta e poi completamente restaurato (139 d.C.) dal suo successore Antonino Pio. Alla fine del IV secolo d.C. nel porto di Pozzuoli continua l’attività, ma dopo poco l’aggravarsi del bradisismo, che sprofonda progressivamente la costa, e il declino delle attività commerciali provocano l’abbandono del molo, coperto dalle acque del mare. Deve il nome al ricordo di una delle imprese folli di Caligola (imperatore dal 37 al 41 d.C.), che fa del golfo di Pozzuoli il teatro di una messa in scena spettacolare da lui ideata e ispirata al ponte di barche realizzato nel 480 a.C. da Serse, re della Persia, sullo stretto dei Dardanelli: un ponte colossale di due file di navi, requisite alla flotta mercantile, lungo quasi 5 chilometri da Puteoli a Bauli (Bacoli) sul quale la guardia pretoriana compie manovre militari ardite a imitazione di quelle dell’esercito persiano.