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Chiamata dagli antichi “agorà di Efesto” o “foro di Vulcano”, è descritta nel I secolo d.C., già famosa per le emissioni di vapori sulfurei, da Petronio nel Satyricon. È il vulcano ancora attivo dei Campi Flegrei, epicentro del fenomeno del bradisismo: l’innalzamento e abbassamento del suolo dell’area flegrea dovuto alla maggiore o minore pressione esercitata dal magma incandescente al di sotto della superficie terrestre. La Solfatara è oggi un’oasi naturalistica, parte del Parco Regionale dei Campi Flegrei, con un’estensione di circa 33 ettari e la sua suggestione resta immutata. I vapori che si levano dalle fumarole (sorgenti naturali di vapore acqueo, la Bocca Grande è la principale) a una temperatura di 160°C con un odore pungente e la terra tinta dallo zolfo; le mofete (sorgenti di anidride carbonica); i vulcanetti di fango (getti di fango caldo, come la Fangaia, con temperature che variano da meno di 100°C a 250°C in profondità) e le sorgenti di acque termo-minerali (il Pozzo è la sorgente principale, ‘pesca’ a circa 10 metri di profondità acqua mineralizzata dal sapore acido di limone); le vecchie Stufe, cavità antiche scavate nel tufo un tempo utilizzate come saune naturali, ancora stupiscono e impressionano insieme all’aspetto arido e spettrale del cratere, a contrasto con le aree boschive e di macchia mediterranea che lo circondano. Una passeggiata coinvolgente tra fenomeni vulcanici singolari, boschi (castagno, leccio, robiniae e eucalipto con felci e pungitopo), arbusti mediterranei (con erica, roverelle, ginestre, mirto, cisto, corbezzolo, pini), orchidee in primavera (serapide cuoriforme e serapide maggiore) e piccoli uccelli canori tipici della macchia mediterranea (usignoli, fringuelli, averle, merli). Cartelli informativi e pannelli didattici accompagnano i visitatori e un’area di ristoro alberata e uno spazio giochi per bambini offrono una sosta tranquilla al termine del percorso.