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Testimonianza unica dei quartieri portuali e commerciali di Puteoli è il tempio di Serapide o ‘Serapeo’, che deve il nome alla statua della divinità egiziana ritrovata nel corso degli scavi. In realtà la struttura è uno dei maggiori esempi conosciuti di macellum, il mercato romano dedicato alle merci commestibili, costruito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. e restaurato al tempo della dinastia imperiale dei Severi (III secolo d.C.). Le botteghe si allineano ai lati di un grande cortile porticato e lastricato di marmo, mentre sul lato di fondo una sala absidata è destinata al culto dell’imperatore e degli dei protettori del mercato (tra cui Serapide, venerato dalla numerosa colonia di mercanti Alessandrini che si è stabilita in città). Appartengono al pronao di questo sacello (recinto sacro) le tre colonne in marmo cipollino che, con le fasce di piccoli buchi scavati tutt’intorno dai litodomi (molluschi marini che scavano la loro tana nella pietra) quando il bradisismo le porta sott’acqua, sono i misuratori più evidenti del fenomeno vulcanico flegreo. L’edificio sontuoso è ornato da pavimenti in marmi pregiati e un elemento caratteristico è la grande rotonda (tholos) al centro del cortile, con un colonnato di sedici colonne in marmo africano e fregi a animali marini sul basamento, materiali e decorazioni di grande pregio e costo.Le sculture ritrovate nel corso dei primi scavi settecenteschi, al tempo del re Carlo di Borbone (come la statua di Serapide, i gruppi di Oreste e Elettra e Dioniso con il fauno), sono al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.