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Il tempio che domina la terrazza superiore dell’acropoli è individuato dalla tradizione come tempio di Giove, ma nuovi ritrovamenti (in particolare iscrizioni e manufatti votivi riferiti al culto del dio) lo hanno riconosciuto come dedicato al dio Apollo. È il mito tramandato da Virgilio (Eneide VI, 13-29) che conserva il ricordo del tempio apollineo. Dedalo, fuggito in volo dal labirinto di Creta, raggiunge incolume la costa campana e sulla parte più alta della collina che diventerà l’acropoli di Cuma fonda un tempio consacrato a Apollo per ringraziare il dio.I resti delle fasi arcaiche del santuario, greca (VI secolo a.C.) e sannitica, sono appena identificabili nella parte bassa del basamento in blocchi di tufo giallo. Ma saggi di scavo nell’area della cella mostrano che la ristrutturazione romana, fase meglio documentata, mantiene la struttura del tempio greco, orientato est/ovest e a cinque navate con la cella che diventa inaccessibile ai fedeli, che possono assistere ai riti dalle finestre aperte sul lato lungo del tempio. Come per il santuario della terrazza inferiore, nel tardo antico (V secolo d.C.) il tempio è trasformato in chiesa: è la cattedrale di Cuma, votata a San Massimo, e custodisce tombe di vescovi e una cappella dedicata ai santi martiri. Le pareti del fonte battesimale circolare, costrutito nell’ambiente dietro la cella antica, sono rivestite di marmi colorati in parte ancora visibili.