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Fa parte del Parco Archeologico del Pausilypon e Parco Sommerso di Gaiola, ed è una delle strutture del grandioso complesso del Pausylipon, la villa-città di Publio Vedio Pollione, che dà il nome a tutta la collina, ereditata da Augusto. Diventata villa imperiale, il Pausylipon è una ‘villa marittima’, formata da più edifici disposti su terrazzamenti che digradano verso il mare creando scenari pittoreschi esaltati da scorci panoramici straordinari. L’area occupata si estende a ovest fino alla baia di Trentaremi e a est raggiunge il borgo di Marechiaro fino alla villa degli Spiriti. La villa, su tre piani, è costruita sopra un banco roccioso proteso nel mare, unito per un lato alla terraferma e, sommersa in parte per effetto del bradisimo, sembra emergere dall’acqua. Scoperta nel 1840 da Guglielmo Bechi, ingegnere regio, è stata studiata nei primi anni del Novecento. Come molti dei ruderi romani, la villa viene riutilizzata nel tempo e adattata a usi diversi: da abitazione, a deposito e perfino a osteria frequentata in estate, come ricordano alcuni documenti, dalle comitive in gita in barca. Lo scenario naturale suggestivo e misterioso, l’aspetto di rovina imponente e la visuale spettrale dal mare hanno alimentato racconti e leggende di rituali notturni in onore della luna o di spettri minacciosi. I pescatori di Marechiaro la indicano come dimora di fantasmi antichi e assicurano che durante la notte sia possibile vedere una figura evanescente attraversare il palazzo al suono di una cetra, o luci di torce comparire e scomparire dalle aperture delle finestre. Come ricorda uno dei compagni di sir Walter Scott, in visita alla villa il 26 gennaio 1832, “si raccontava che un fantasma, ammantato di bianco, apparisse, di tanto in tanto, attraverso un foro nel pavimento di una delle stanze di questa villa. Essa venne chiamata, perciò, la casa degli spiriti e nessuno avrebbe osato abitarla”.